Lo scorso 9 Maggio nella cappella maggiore del nostro seminario si è tenuta la Celebrazione Ecumenica della Liturgia Parola; un’occasione di incontro vissuto nella preghiera con la pastora, nonché teologa, Letizia Tomassone, della Chiesa evangelica valdese di Firenze.
La liturgia ha ripreso il tema dell’anno “Guardate a lui e sarete raggianti” dal Salmo 34, ripercorso nella predicazione della pastora a partire dall’elemento della luce di Dio «che solo in Gesù può essere contemplata senza alcun velo, senza alcuna paura». Tutti, come il salmista che invoca l’aiuto di Dio in un momento di forte difficoltà, possono essere raggiunti dalla Sua luce; questa «non è semplicemente un’esperienza individuale, ma di tutto il popolo che si rivolge a Dio».
La pastora, meditando su questa immagine di Dio, ha interpellato la voce di Lutero, in particolare il suo lavoro sul “Dio nascosto”, parte della sua Teologia della croce: «incontriamo Dio nella croce e non nella gloria. Lutero parla di un Dio indipendente e libero che, tuttavia, decide di affidare all’umanità le “Dieci parole”: per questo Mosè ha il volto che risplende una volta sceso dal monte». Possiamo essere strumenti, seppur imperfetti, della sua presenza e consolazione. «La sua luce passa attraverso il nostro essere soggetti “frammentati”, fragili. Il movimento ecumenico stesso è una delle fratture attraverso cui passa la luce di Dio che è comunione, speranza di unità, speranza di pace». Una speranza che anela all’edificazione della pace che stronca le violenze e le intolleranze reciproche che purtroppo hanno segnato per molto tempo la storia del cristianesimo.
La pastora ha poi proseguito dando una testimonianza di ciò che per lei significa tutt’oggi l’espressione «guardare a Dio»: un atteggiamento che accomuna uomini e donne. Tutti «abbiamo bisogno di uno specchio divino per divenire pienamente umani ed è la questione dell’Imago Dei» che sollecita l’uguaglianza di uomini e donne dinanzi a Dio. «Tutti e tutte abbiamo gli stessi diritti anche se la società è patriarcale e oppressiva per le donne, per gli schiavi, per i bambini. Tutto questo parla di dignità umana e di pienezza umana».
Pertanto, il messaggio che ci ha consegnato la pastora è quello di continuare a guardare verso Dio con sete di giustizia per tutte le violenze e le discriminazioni che ammorbano la società odierna, ricordandoci che «la luce di Dio risplende non soltanto sul nostro volto, ma anche sul volto delle persone inattese che incontrano Dio al di fuori delle strutture delle chiese»; di quelle persone che non consideriamo portatori della Parola di Dio.