Biennio

Il Biennio di discernimento

La formazione per il presbiterato si configura come un vero e proprio itinerario, ritmato da passaggi precisi, che permettono l’assimilazione in progressione dei diversi contenuti spirituali, umani, teologici e pastorali” . Il concetto di itinerario evoca l’idea di gradualità nella crescita, di purificazione progressiva delle motivazioni, di momenti di verifica del cammino, di accompagnamento assiduo e possibilmente tutoriale, calibrato sulle necessità di ogni candidato. Un tale cammino inizia già prima dell’approdo al seminario maggiore: è avviato nell’anno propedeutico, che la Ratio richiede e l’esperienza conferma come sempre molto opportuno, poiché permette l’acquisizione di un nuovo stile (di preghiera, di vita comune) per chi giunge al seminario dalla famiglia o dall’ambiente di lavoro, e permette anche l’interruzione salutare di un automatismo di scelte in chi proviene dal seminario minore. L’anno propedeutico alimenta il desiderio consapevole e motivato di iniziare il cammino, entrando in seminario.
 
Dopo l’anno propedeutico l’esperienza del Seminario maggiore prende avvio con il biennio iniziale. Questa prima tappa dell’itinerario possiede una propria specificità teologico-spirituale, che trova il suo centro nella riscoperta da parte del giovane della grazia battesimale – vita di fede, speranza e carità – al servizio della quale si pone il ministero ordinato. Tale approfondimento è fondamentale proprio in vista della piena e consapevole assunzione del compito specifico del sacerdozio ministeriale: «lo sviluppo della grazia battesimale di tutti i cristiani». Infatti, se Cristo è l’unico mediatore tra Dio e l’umanità, il sacerdozio della nuova alleanza consiste nel servizio a questa unica mediazione, in vista della quale «Cristo Signore, pontefice assunto di mezzo agli uomini, fece del nuovo popolo “un regno e dei sacerdoti per Dio, suo Padre” […]» e, di conseguenza, «per la rigenerazione e l’unzione dello Spirito Santo, i battezzati vengono consacrati a formare una dimora spirituale e un sacerdozio comune». Tutta la chiesa, infatti, è chiamata in quanto «organismo sacerdotale», composto da tutti i battezzati, a prolungare nella storia l’opera di mediazione di Cristo per la santificazione del mondo. In questa prospettiva il ministro ordinato è al servizio di questo popolo per renderlo sempre più mediatore dell’amore di Dio per il mondo e per l’umanità in esso. Da parte del giovane, dunque, sarà prioritario riscoprire, quando non anche scoprire, la propria appartenenza al popolo sacerdotale, di cui Dio lo ha reso membro vivo attraverso il battesimo. Parafrasando sant’Agostino, possiamo dire che prima di essere prete di fronte ai fratelli e a loro a favore, cioè come Cristo capo e pastore del gregge, il giovane deve essere fino in fondo cristiano con loro, gustando in tutta la sua bellezza l’essere in Cristo figlio di un Dio che è Padre. Egli deve poter giungere alla profonda consapevolezza, che «il sacerdozio ministeriale è al servizio del sacerdozio comune», liberandosi da una falsa comprensione del ministero ordinato, che rende il sacerdozio ministeriale alternativo e non finalizzato al sacerdozio comune esercitato da ogni membro della Chiesa, unico corpo sacerdotale. Nell’arco dell’itinerario formativo verso il sacerdozio, il primo biennio ha come sua «meta la domanda di ammissione tra i candidati al diaconato e al presbiterato», in tal senso questi primi anni sono dedicati a una purificazione delle motivazioni che hanno condotto il giovane ad intraprendere un cammino di identificazione a Cristo, inviato dal Padre a pascere le sue pecore per farne nella Chiesa un solo gregge.

Il discernimento che il giovane è chiamato a vivere nel biennio iniziale, dunque, non è innanzitutto orientato a ri-mettere in discussione la scelta compiuta, quanto piuttosto a riconoscere e discernere le ragioni per le quali ha scelto di rispondere affermativamente alla chiamata di Dio, in modo da rispondervi con maggiore consapevolezza. Questa risposta, frutto di un attento discernimento, porterà alla fine del secondo anno alla richiesta di ammissione: questa manifesta pubblicamente l’orientamento vocazionale di coloro che aspirano al diaconato e al presbiterato, esprime l’accettazione della loro offerta da parte della chiesa particolare, richiede ai nuovi candidati di applicarsi con rinnovato impegno nel portare a termine la preparazione. Il biennio, infine, deve anche aiutare il giovane ad una maturazione affettivo-sessuale come presupposto della libera assunzione dell’impegno del celibato.