Preti normali, sguardi universali

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Preti normali, sguardi universali

Vi auguro di essere preti normali”: è questo il desiderio che costantemente Giovedì 11 Maggio, Mons. Emilio Nappa ci ha rivolto nella messa intercomunitaria.

Commosso, emozionato per essere tornato qui in Seminario, dove ha vissuto (dal 1991 al 1995, Rettori all’epoca Padre Francesco Botta s.j. e Padre Piero Granzino s.j.) con intensità gli anni di seminario. Una normalità, quella del prete, spesso difficile da vivere perché oggi, come nella prima Chiesa, è presente una difficoltà identitaria (come nel caso dell’incontro di Gerusalemme in At 15); una normalità che nasce da una vocazione alla felicità universale (la gioia di cui ci parla Gv 15), dallo stare tra la gente “perché il prete non vive con altri, ma vive di altri”.

Il rischio di non vivere in questa normalità fatta di condivisioni di esperienze è la mediocritas che diventa il male minore del vivere. Un male in cui ci si chiude, e non si ha più il coraggio di ampliare le vedute e chiedere aiuto nelle difficoltà, credendo di saper fare tutto da soli. Questa mediocrità, a lungo andare, porta ad una polarizzazione delle esperienze, come il brano degli Atti in cui alcuni contrappongono i Giudei, i cristiani e i pagani. Ma tra i Giudei e i pagani, tra il bianco e il nero, cosa c’è in mezzo?

In mezzo oggi c’è il prete che sa vivere nelle relazioni, e impara a viaggiare perché ha uno sguardo universale; in un mondo dove il dolore e le guerre sono globalizzate, Mons. Nappa ci offre la sua esperienze alle P.O.M. (Pontificie Opere Missionarie) come esperienza di normalità con uno sguardo universale. La veduta larga altro non è che una sensibilità verso ciò che è presente fuori dall’ambiente locale che ci circonda.

Una celebre frase della globalizzazione recita: “Think globally, act locally” (pensa globalmente, agisce localmente). Il Vescovo Emilio Nappa ci ha trasmesso nella semplicità il racconto personale della sua vocazione al sacerdozio prima, della sua vita ministeriale poi e adesso nella vicinanza a Papa Francesco, prima in Segreteria di Stato e adesso nell’incarico delle missioni. Sempre con la sensibilità del normale. E lo sguardo all’universale.

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