FESTA DEL SEMINARIO

top feature image

FESTA DEL SEMINARIO

Il 28 aprile scorso, Solennità liturgica propria per il nostro Pontificio Seminario Campano, dedicato alla protezione di Sant’Alfonso, con grande gioia e gratitudine, dopo l’esperienza della pandemia, abbiamo ripreso la tanto sentita tradizione di incontrarci, insieme agli ex alunni, per fare festa e sperimentare quel legame intergenerazionale che ci riporta a questo luogo, non solo fisico, ma spirituale; luogo di fraternità e di amicizia, luogo in cui sperimentiamo tutti l’affetto, la protezione e la guida dei nostri
educatori, gesuiti e diocesani.

A questo, si è aggiunto un altro motivo di festa: la consacrazione dell’altare della Cappella Maggiore del nostro seminario. È stato invitato a presiedere la Celebrazione eucaristica, S. E. R. Mons. Francesco Marino, vescovo di Nola e delegato dei vescovi campani per i rapporti con il Seminario. Padre Ronny Alessio sj, Rettore del nostro seminario, nel momento di introduzione alla giornata, con grande commozione e riconoscenza per l’operato dei suoi predecessori, considerava la consacrazione l’ultimo atto – nel senso anche di pienezza – dell’opera di ristrutturazione del luogo e di rifondazione, di riformulazione in positivo del cammino formativo del seminario, con tutte le novità, sempre nella
continuità.

La consacrazione ha concluso, dunque, un certo percorso, ma soprattutto – come accennava mons. Marino nell’omelia – ha aperto ad una prospettiva piena di speranza e di fiducia nel Signore perché esprime bene il senso della collaborazione, dell’unità, della cospirazione ecclesiale, dei vescovi campani – sotto la guida dello Spirito Santo – nel costruire un bene delle nostre chiese, della Chiesa che ha a cuore la formazione dei presbiteri.

Mentre tutto, quel giorno, ci ha riportato tra le mura fisiche di questa nostra istituzione, il Vescovo sottolineava un aspetto del Vangelo che ci ha stimolato ad andare oltre un semplice luogo. Infatti, nel dialogo tra Gesù e la samaritana – erede anche di divisioni tra samaritani e giudei –, mentre la Samaritana pone l’accento sul ‘dove’ adorare, il Maestro invece pone l’accento sul ‘chi’ adorare: adorare il Padre, che cerca adoratori in Spirito e verità. È certamente importante il luogo – abbiamo consacrato un luogo fisico, una realtà materiale – ma il presule ci esortava a non dimenticare mai che è simbolo di una realtà ben più profonda, spirituale, di Cristo: Cristo altare, Cristo agnello immolato, Cristo sacrificio. Il “Padre” sulla bocca di Gesù – ha continuato il vescovo – è il Padre nostro, il padre di tutti, universale, la cui paternità ci è donata proprio nel Figlio: solo attraverso di Lui, noi conosciamo il Padre. Adorare il Padre, dunque, significa trovare il Padre nell’esperienza della figliolanza che tutti ci accomuna. Siamo fratelli perché abbiamo un unico Padre. L’adorazione avviene nell’esperienza della fraternità. Un’esperienza non solo interna al vissuto quotidiano tra sacerdoti e popolo di Dio, ma soprattutto un’esperienza missionaria: una realtà da comunicare e trasmettere al mondo. Questa fraternità – ha concluso il delegato dei vescovi – ancora oggi non si è compiuta, ma è come un seme posto nel cuore della Chiesa, donatoci dal Cristo nella sua resurrezione. Una fraternità concreta che, come per Gesù, comporta una dimensione sacrificale. Gesù ha offerto sé stesso per l’espiazione dei peccati e noi siamo chiamati con la nostra vita fraterna ad espiare, in Lui, il peccato; a rigenerare il mondo, il nostro pensiero, il nostro agire.

Tanti preti e vescovi sono convenuti, segno di un legame forte, del cuore. Un’occasione di grazia che sempre più deve diventare un appuntamento annuale stabile e da prediligere!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Post navigation

Previous Post :