DIGIUNO? QUESTIONE DI CUORE!

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DIGIUNO? QUESTIONE DI CUORE!

Padre Ronny SJ nella celebrazione del Mercoledì delle Ceneri, durante l’omelia ha cercato di riflettere sul senso delle tre azioni proposte dal Vangelo: l’elemosina, la preghiera e il digiuno. Non sono semplici privazioni, ma una modalità di relazione che favorisce l’empatia e la cordialità verso Dio e gli altri.

Pietro Crisologo ricorda che il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia è la vita del digiuno, perciò chi prega digiuni, chi digiuni abbia misericordia. Il digiuno è visto come una via di purificazione. Sant’Agostino, da parte sua dice: “Io faccio digiuno per privarmi, al fine di essere purificato dal peccato per diventare diletto della dolcezza di Dio”. Ci si può chiedere perché dunque digiunare e come intendere tale pratica? La prima cosa è impegnarsi nel digiuno perché il cuore venga purificato, e un cuore purificato dalle diverse pretese, può ritrovare quell’armonia visibile all’inizio della storia della salvezza. Nella nostra vita, anche in Seminario, si hanno intenzioni buone, ma spesso accade di essere bloccati o frenati da paure e incomprensioni. Il nostro cuore si riempie di cose che non aiutano la crescita personale e fraterna.

Queste pratiche aiutano a fare memoria delle situazioni difficili e questa Quaresima può essere motivo per ricongiungersi con chi si sperimenta essere lontani. “Digiunare aiuta a coltivare lo stile del buon samaritano, che si china e va dal fratello sofferente” ricorda Benedetto XVI. Non è solo qualcosa di empatico, ma il digiuno aiuta ad avvicinarsi alle situazioni più contorte che spesso si vogliono dimenticare.  Il Salmo che oggi la liturgia propone parla di una dimensione corale di invocazione al Signore, ebbene la pratica del digiuno può aiutare uno stile comunitario, il privarsi al fine di aiutare qualcuno è stato lo stile delle prime comunità cristiane. Il digiuno che oggi la liturgia propone, non è un fatto solo di privazione o attenzione a sé stessi o pura devozione, ma mira al cuore in modo che il corpo partecipi allo Spirito, in modo che con un cuore libero e cosciente si possa vivere meglio la comunità circostante.

Digiunare, fare elemosina e la preghiera richiedono un darsi, un’umiltà, un lacerarsi il cuore che non è fine a sé stesso, ma diviene feritoia. Lacerarsi il cuore significa nutrire il senso comunitario, essere coscienti di ciò che accade intorno a noi.  Un sentimento in cui è possibile riconoscersi è la tristezza, perché le cose nel mondo non funzionano, come la guerra in Ucraina, il terremoto tra Siria e Turchia e a tante altre situazioni. Il digiuno non è qualcosa che priva la speranza, ma è una tristezza che guarda alla possibilità di essere salvati dal Signore. “Ora è il giorno della Salvezza” ma poco prima, nella seconda lettera ai Corinzi, viene detto: “Noi siamo innanzi a Dio il profumo di Cristo per quelli che si salvano e per quelli che si perdono, gli uni odore di morte e gli altri odore di vita per la vita”. In questo cammino in preparazione alla Pasqua, possiamo scegliere la vita e di essere profumo di Cristo, di aprire il cuore affinché possiamo testimoniare che il Cristo non ci ha salvati, ma ci sta salvando, sta agendo e noi siamo suoi testimoni.

 

Mario Cucciniello
Comunità IV anno

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