BRIGATA MIRACOLI, UN “MITO” CONTEMPORANEO

BRIGATA MIRACOLI, UN “MITO” CONTEMPORANEO

Dal 26 gennaio al 5 febbraio 2023 la compagnia teatrale Vucciria Teatro ha messo in scena al Teatro Bellini “Brigata Miracoli”, una rappresentazione in chiave contemporanea di uno dei tanti miti greci, quello di Afrodite che unendosi ad Anchise genera Enea dando vita così alla stirpe degli eroi.

Nel nostro caso tutto è ambientato ai giorni nostri, in un quartiere dove il tempo è scandito dal palinsesto di una emittente televisiva, “La Luna”, che all’improvviso si spegne coincidendo con la misteriosa scomparsa della stessa Afrodite. Questo genera reazioni diverse tra i protagonisti: chi si dispera, chi vede in questa scomparsa un’opportunità per ripartire e rilanciare il successo che fino a quel momento aveva alimentato il quartiere, chi si rassegna dinanzi ad un futuro non facilmente prevedibile nel breve termine.

Lo spettacolo è in continuo divenire: una scenografia molto particolare, a tratti spoglia, dove le luci giocano un ruolo particolare, “carrettini” che fungono da stanze o case, specchi nei quali i protagonisti si riflettono e si perdono nella ricerca della loro compagna scomparsa, la presenza di Afrodite che aleggia attraverso maschere indossate sui corpi nudi. Il tutto fortemente segnato da una esperienza sensoriale provocata negli spettatori attraverso il particolare fumo delle sigarette accese di continuo da una delle protagoniste, i colori particolari degli abiti indossati, i suoni e le musiche utilizzate.

La scomparsa di Afrodite fa emergere il fulcro attorno al quale ruota tutto lo spettacolo. Innanzitutto quello delle dipendenze, che caratterizzano tutti i protagonisti (dal gioco, dal fumo, dai media) e di come queste possono condizionare la vita di ognuno fino alla disperazione. In secondo luogo l’attenzione viene riportata sulla sindrome della rassegnazione, che si scoprirà aver colpito Afrodite. Tale sindrome descritta per la prima volta in Svezia negli anni ‘90, nei figli dei richiedenti asilo provenienti dai paesi dell’ex Unione Sovietica, dalla Jugoslavia e più recentemente anche dalla Siria, è causata dal dubbio costante e l’incertezza di quello che sarà il proprio futuro, il che fa sì che si sviluppi nella persona mancanza di sicurezza, ansia, confusione e rassegnazione. Il “ritiro” dal mondo quindi, si presenta inconsciamente come l’unica via di fuga da una situazione psicologica insostenibile.

Si esce da questo spettacolo con tante domande, cercando in tutto quello che è stato messo in scena una linearità che forse non c’è ma che provoca sicuramente una riflessione nello spettatore circa le tematiche che emergono, portando l’attenzione su come il mondo attuale si presenti “opprimente” in modo particolare per i giovani, aprendo a scenari molto drammatici come quello del ritiro definitivo dal mondo. Questo dovrebbe richiamare la responsabilità di tutti per favorire un ambiente più “ossigenato” in cui garantire la serena crescita di tanti ragazzi e ragazze.

 

Giuseppe Carlino

Comunità IV anno

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