Eucarestia e Bellezza

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Eucarestia e Bellezza

Nell’Enciclica Ecclesia de Eucharistia San Giovanni Paolo II ci ricorda che “l’Eucaristia getta un raggio di luce sulla storia degli uomini”. Questo raggio di luce lo ritroviamo nell’arte cristiana della grande Tradizione, che non è semplice “illustrazione lineare” delle “verità di fede”, ma essa contiene un proprium teologico, è “teologia”.

La decorazione delle absidi, degli altari, delle facciate, la stessa pianta delle chiese veicola una comprensione del sacramento eucaristico senza la quale la nostra teologia rimarrebbe incompleta. Entrare in una basilica cristiana significa entrare nella liturgia che si svolge in essa. La liturgia eucaristica è il culmine di questo processo che si chiarisce nella trasformazione del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo, una trasformazione non fine a sé stessa, ma finalizzata al cambiamento dell’intera comunità in Corpo vivo di Cristo. Così progettare una chiesa con la forma della croce significa esattamente questo: descrivere la comunità in preghiera come membra del corpo di Cristo. L’arte cristiana è prolungamento di questo memoriale perché nasce dal dialogo intimo fra Cristo e l’artista che si compie nella liturgia della comunità. Contemplando le opere d’arte diventiamo testimoni privilegiati di questo dialogo intimo. Dunque, l’eucaristia non è solo un memoriale, ma è un incontro con un corpo, che è quello di Gesù; partecipare è incontrare quel Corpo che sta risorgendo e che sarà pienamente visibile alla fine dei tempi. Tutta l’arte cristiana ha un rapporto stretto con il sacramento dell’Eucaristia; infatti, si era soliti collocare le opere sull’altare e i fedeli erano rivolti verso queste dove il sacerdote da sempre consacra il pane e il vino. Quindi tutta l’opera diventa una meditazione per riportare alla mente il Mistero rappresentato, i fedeli sono invitati ad unirsi a quel corpo che nasce da Maria, che perennemente rinasce dalla Chiesa. Ecco, dunque, che già nelle prime comunità cristiane troviamo l’utilizzo di simboli animali come quello del pavone, ma anche dell’agnello che i cristiani identificavano con Cristo che «è stato immolato» (1Cor 5,7), così come la colomba, il pesce, il delfino, il pellicano, il bue.

Questi animali avevano tutti una funzione simbolico-teologica fondamentale, essi introducevano il concetto dell’inaspettata manifestazione di Gesù come Cristo risorto non corrotto dalla morte, immagini evocative volute dai primi artisti. Tutti elementi che contribuiscono a costruire la simbologia della “mensa eucaristica” e che permettono ai fedeli di cogliere l’illuminante simbologia religiosa: cibo eucaristico che esprime la reale presenza di Gesù nell’eucaristia. Gli artisti, quindi, nel corso dei secoli, affiancati da teologi, lavorano per accendere l’immaginazione e approfondire l’adorazione eucaristica. Questa cena però non è una semplice cena, è il sacrificio di Cristo. L’arte fa dell’annuncio e dell’Eucaristia una sola immagine. Simboli e arte testimoniano la convinzione che l’arte non rappresenta il visibile, ma rende visibile l’Invisibile, per spingersi nelle regioni dell’assoluto e della trascendenza.

In un mondo limitato al visibile, questi simboli chiedono di essere letti, di essere presenti per aiutare gli uomini a una comprensione più profonda e totale della loro vocazione. Leggere un’opera d’arte di contenuto religioso vuol dire capire l’arte alla luce della teologia che vi è espressa. Ignorare la teologia che vi è dietro può portare alla chiusura interpretativa dell’opera stessa.

Giuliana Albano

(docente PFTIM sez. San Luigi)

1 Comments

Come diceva Pavel Floresky l’arte sacra è…”la cornice di un incontro “…e come diceva Marc Chagall…”per me lavorare è pregare”….la fede nasce sempre da un incontro ed è grazie agli artisti illuminati ,al loro Spirito di trascendenza se noi oggi a distanza di millenni possiamo ancora emozionarci trovando una dimensione dell’anima,un luogo,uno spazio tutto nostro dove trovare Dio…dove l’invisibile si rende visibile,dove riscoprire la nostra interiorità per orientarla al bene più grande.. sperimentando la bellezza dell’essenza..la bellezza di Dio…. grazie prof Albano.

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