“Non c’è bisogno di aspettare Halloween per vedere delle zucche vuote in giro.” Troppe zucche vuote con disfattismo e in modo riduttivo accusano e condannano la festa di Halloween senza interrogarla e senza chiedersi cosa di positivo si possa trarre da essa. Nei contenuti e nelle motivazioni di fondo si può essere d’accordo, nei modi forse un po’ meno. Oppure c’è chi l’assume acriticamente seguendo il flusso della massa. Allora proviamo a portare un po’ di sale in zucca!
Semhain, secondo alcuni studiosi, era la festa dalla quale ha avuto inizio il processo storico e culturale che ha portato all’attuale Halloween. Era il capodanno irlandese, festeggiato il 1° novembre, che segnava la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno. In questa occasione i celti ringraziavano gli dei per il raccolto ricevuto durante l’anno. Il passaggio dall’estate all’inverno richiamava il ciclo della vita, così che il freddo, la neve e la natura spoglia, richiamavano la morte. Vita e morte erano il centro di questa festa. Leggi della natura e il sacro si intrecciavano. Credevano che nella notte del 31 ottobre il mondo dei morti e quello dei vivi potessero entrare in contatto, e per tenere gli spiriti lontani indossavano delle maschere mostruose, illuminando la notte con lampade fatte con cipolle o rape che avevano al loro interno i carboni del famoso fuoco sacro. Per evitare che gli spirti dei morti facessero scherzi o dispetti li intrattenevano con cibi e bevande. Da qui probabilmente ha avuto origine la tradizione del dolcetto o scherzetto?
Successivamente con l’evangelizzazione e l’inculturazione del cristianesimo, da festa pagana divenne la “Vigilia di tutti i Santi” o “All Hallow Even”, da qui la forma contratta Halloween diffusa negli ultimi due secoli. Nell’800 con le migrazioni degli irlandesi nelle terre americane la festa è stata esportata, e a contatto con la cultura del posto, inevitabilmente ha subito delle trasformazioni. Oggi spopola sia in occidente che in oriente.
Nella Vigilia di tutti i Santi o nella notte di Halloween possiamo scegliere di volgere lo sguardo al buio oppure alle stelle. Noi proviamo ad intercettare la luce delle stelle!
Possiamo essere tutti d’accordo nel constatare che la disabitudine alla bellezza dell’uomo contemporaneo sia la prima stella da osservare da vicino e con un buon telescopio. Dostoevskij nel suo famoso libro “L’idiota” afferma: «La bellezza salverà il mondo». Ma quale bellezza? Non stiamo forse cercando salvezza nel posto sbagliato? Dove cercheranno la bellezza i giovani questa notte? Bellezza e verità sono due facce della stessa medaglia. Eppure Halloween è una festa occulta, cioè festa del nascondimento, della non verità. Già nell’antica Grecia la parola aletheia (verità) significava uscire dall’oblio, venire allo scoperto! Mentre per i cristiani la verità è la persona stessa di Gesù, che non esclude il significato greco ma lo rende reale e concreto, lo incarna. È possibile che il fascino per il “mostruoso” sia il sintomo della difficoltà a fare verità con sé stessi e nella propria vita? È possibile che la passione per la “bruttezza” è una risposta sbagliata a domande giuste?
Un ulteriore aspetto interessante sul quale fare luce è la relazione che oggi abbiamo con la morte. Guardandoci intorno possiamo constatare la ricerca spasmodica di eternità. Basti guardare ai profili (Facebook, Instagram o di altri social) di persone defunte, tenuti attivi e utilizzati da parenti. Da un lato indice di una sofferenza assolutamente da rispettare, dall’altro il desiderio di un contatto e di una relazione eterna, che superi la dimensione spazio-temporale. Oppure basti rivolgere lo sguardo a tutte le correnti esoteriche che ancora oggi sono diffuse e alle quali molte persone fanno ricorso. Nel tempo in cui ci avviamo verso un già preannunciato transumanesimo, nel quale l’uomo vorrebbe distruggere la morte, superarla, vincerla, per dimostrare di bastare a sé stesso, di farsi da sé, non sta forse cercando di sopprimere quella tensione all’eterno per paura del vuoto? Non è forse il risvolto di un desiderio che l’uomo comprende di non poter realizzare da solo? Non è forse incapacità di affidamento? E se fosse Gesù Risorto ad essere ciò che l’uomo attende, ma che ancora non riesce a riconoscerlo e dargli un nome?
Un’altra luce ci spinge a volgere lo sguardo al famoso consumismo. L’impatto con la cultura americana, infatti, ha reso questa festa oggetto delle logiche di consumo e di mercato. In questo vortice ci siamo tutti! Perché acconsentiamo a questa logica? Perché ci si affanna consumando il tempo, le relazioni e addirittura se stessi? Siamo destinati solo a stare al ritmo di tempi imposti e iper-veloci o ci si può liberare? Forse conviene stare a questo ritmo, assecondare il fascino del brivido momentaneo di poter possedere le cose, le persone e persino la vita stessa, riducendo l’esistenza ai propri bisogni. Come mai si ha paura di fermarsi? Perché ci si aggrappa insanamente a ciò che ci circonda? Cosa si nasconde dietro la smania di consumare e accumulare?
Tutto sommato Halloween non sembra essere così buia come festa, dipende da quale prospettiva la si vuole vedere. Forse conviene scegliere la prospettiva della luce. Le stelle ci sono anche di giorno, ma le possiamo vedere bene solo di notte. Anche il sole, che è la stella madre, di giorno non è possibile vederlo, non si concede alla vista, cosa che invece le stelle sanno fare molto bene di notte. Per festeggiare a pieno la Vigilia di tutti i Santi è più opportuno guardare la Luce che splende nel buio o fermarsi al buio stesso? Buona Vigilia!