We usciamo? Seh, usciamo!
Dai vatti a vestire! Ma dove andiamo, a fare che, con chi, perché?
Ma ci andiamo a divertire! Ah, te vuoi fare la baldoria? Siiiii. Io no, e non mi va. … Vai a Montella.
Potrebbe essere questo il mood dell’uscita di noi seminaristi. Una esperienza fatta di spiritualità, amicizia e natura. Lo scorso primo giugno, ieri per me che vi scrivo, noi seminaristi del secondo anno abbiamo scelto come meta per una giornata di fraternità la verde Irpinia. La sveglia è suonata alle 6,30 per arrivare almeno con gli occhi ben aperti per lodare il Signore nella cappellina di comunità alle 7,15. Celebrate le lodi, dopo la meditazione personale sulla Parola di Dio e la colazione, alle 9,00 in punto, come un solo uomo siamo partiti alla volta di Montella, in provincia di Avellino. Facciamo visita al Santuario del santissimo Salvatore che domina la valle e dal basso lo vediamo avvolto da un cielo sgombro di nubi e assolato. Una volta saliti sul monte santo ammiriamo il panorama esterno e visitiamo la Chiesa. La figura del Salvatore, esile come di un giovinetto, ci accoglie con il suo sguardo amorevole. Miriamo la campana dall’esterno del campanile e ne ascoltiamo la “voce”. Il suo suono è voce di preghiera lanciato verso il cielo.
Verso le 12,00 celebriamo l’ora media, la sesta, e subito dopo scendiamo dal monte del Santuario per fermarci ai piedi del medesimo, presso il bioparco della Fattoria Rosabella. Ci sistemiamo, accendiamo il fuoco e nel frattempo che il fuoco produca le braci, cominciamo a preparare le vivande. Il bioparco è sistemato a ridosso del fiume Calore, l’acqua è gelida ma non importa, i piedi li immergiamo lo stesso. Nel pomeriggio risaliamo il corso del fiume e arriviamo alla Cascata della Madonnella completamente immersi nella natura. È l’occasione per rendere lode a Dio per la bellezza del creato. Tra gli scrosci d’acqua si inseriscono, come a formare un’unica lode, i canti e le preghiere di noi abbarbicati sul costone della roccia. Alla mente riaffiora il ricordo di un passo delle Fonti Francescane (FF 1818): «il suo amore [quello di Francesco] andava specialmente all’acqua, simbolo della santa penitenza e tribolazione, che purificano le sporcizie dell’anima; e perché il primo bagno dell’anima si fa per mezzo dell’acqua battesimale. Quando si lavava le mani, sceglieva un posto dove l’acqua corrente non venisse pesticciata dai piedi. E quando camminava sulle pietre, avanzava con gran delicatezza e rispetto, per amore di Colui che è chiamato Pietra».
La giornata trascorre serena all’insegna della fraternità, tra risate, chiacchiere e un sorso di vino.
Alle 17,00 ci avviamo verso il Complesso conventuale di San Francesco a Folloni dove il padre guardiano Padre Luigi Cirillo OfmConv e gli altri frati ci accolgono e ci fanno da guida. Scopriamo che San Francesco in persona è passato a Folloni e ci ha lasciato qui una traccia di sé. Il vescovo Mons. Pasquale Cascio, nell’omelia tenuta nel giorno di apertura della Porta Santa dice: «qui si vede il segno del piede nudo di Francesco d’Assisi. Questo luogo è l’orma del piede nudo di Francesco che è stato in mezzo a noi e ha trasformato questo luogo in luogo di pace. Mettiamo il nostro cuore in quest’orma di Francesco per rigenerarci». Anche noi abbiamo messo il nostro cuore in quest’orma di Francesco. Dal decreto della Penitenzieria apostolica del 15 dicembre 2021, che concede l’indulgenza plenaria in occasione degli 800 anni dalla fondazione del Convento, emergono le seguenti intenzioni di preghiera: “Per la fedeltà dell’Italia alla vocazione cristiana, impetrando suppliche per le vocazioni sacerdotali e religiose e per la difesa dell’istituzione della famiglia umana”. Quale occasione migliore per dei seminaristi pregare per le vocazioni, affinché ci siano abbondanti operai nella messe del Signore, e per la fedeltà dell’Italia alla propria vocazione cristiana. Non abbiate paura di dirvi cristiani e di dare testimonianza.
La giornata si conclude con la Celebrazione dell’Eucarestia alle ore 19,00 presieduta dal nostro animatore Padre Andrea Piccolo, SJ. e poi rientriamo in seminario.
Stefano Cucciniello – Comunità II anno