Questo brano crea sempre una certa sorpresa in noi perché sembra concedere la possibilità di risposta a uno dei più grandi dilemmi che l’uomo si porta dentro da sempre: perché la sofferenza e il dolore? Quanto è volontà di Dio che questo o quello sia causa di sofferenza? Siamo passati attraverso due anni dove una pandemia, dalla sera al mattino, ci ha chiesto di stravolgere le nostre vite, tanti sono morti, tanti altri sono rimasti soli. Quanti alzando gli occhi al cielo, in preda alla disperazione, hanno chiesto al Signore spiegazioni sul perché tutto questo. E quanti ancora peggio hanno elaborato teorie su come tutto questa faccenda fosse una punizione divina. Gesù, in questa pagina del Vangelo, scardina l’idea di Dio che spesso si insinua nei nostri pensieri. Si immagina un Dio come Essere supremo che non aspetta altro che vederci errare per punirci. Assolutamente niente di più sbagliato. Gesù nel cammino di questa Quaresima ci dice senza mezze misure che quello che viviamo sulla terra non è la conseguenza dei nostri peccati. Spesso si intende Dio come colui che a chi pecca fa del male e a chi no invece va tutto liscio. Superfluo dire che sia sbagliato anche questo. Gesù parla di conversione. Ma cosa vuole dire? Che significa l’espressione: se non vi convertirete? Questo lo comprendiamo nella parabola che ne segue. Gesù ci sta chiedendo di imparare ad abitare il dolore, sia quando vede protagonisti noi ma anche quando riguarda il prossimo perché non ci sentiamo esenti. Non bisogna fermarsi di fronte al male che accade e restare a lamentarsi lasciando che questo male vinca schiacciandoci. È piuttosto necessario invece fare il possibile per abitarlo non infierendo contro Dio, attribuendogli la responsabilità ma chiedendo a Lui la forza. Gesù ci dice chiaramente che la forza ci viene dal sapere che Dio è lì pronto ad aiutarci, a “concimarci”, al fine di irrobustire le nostre radici e di fiorire in Lui. Perciò in questo tempo di Quaresima cerchiamo di rimanere sempre aggiornati su quanto accade nel mondo facendo tutto il possibile per aiutare chi soffre e affidando le nostre sofferenze a Dio, certi che Lui non desidera il male per nessuno e che abitando ciò che segna le nostre vite, insieme con lui, ognuno di noi è chiamato a fiorire. Il male non avrà l’ultima parola.