Un crocevia di vite per trovare le domande giuste

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Un crocevia di vite per trovare le domande giuste

Crocevia: forse questa è la parola in cui si potrebbe riassumere la recente esperienza del laboratorio di biennio, tenuta i giorni 16 e 17 febbraio, con la presenza e l’accompagnamento di p. Nicola e della psicologa Caterina Di Filippo. Crocevia perché è emersa l’impressione di un incontro tra due tappe differenti del cammino di seminario, rispetto al tema comune di questa attività: il discernimento, appena iniziato per il primo anno, mentre per i ragazzi del secondo è giunto a una fase determinante (nel bel mezzo del crocevia, insomma); perché le vite di circa quaranta giovani, di sensibilità, vissuti, vocazioni diverse e uniche si sono strette la mano e si sono, anche se in un tempo limitato a due pomeriggi, presentate; perché, spero, ciascuno di noi, che vi abbiamo partecipato, si sia sentito catapultato in un incrocio nel quale sostare e riflettere sulla via da percorrere e sul modo in cui stiamo seguendo quella attuale.

Nel primo giorno, più dinamico con varie attività motorie, questo incrociarsi si è sperimentato in modo concreto: camminare tutti contemporaneamente, in un ambiente limitato da quattro pareti, ognuno alla ricerca del suo spazio, in totale silenzio… e se questa scena di felliniana memoria non fosse un provocatorio messaggio sul nostro cammino, sul nostro andazzo? E poi, sognare il luogo più lontano da raggiungere, e collocarsi nella stanza, lontano da tutti, oppure rappresentare le nostre terre di origine, dividendoci verso i quattro punti cardinali… sì, sembra chiara la provocazione: siamo chiamati a renderci conto che il luogo che occupiamo qui, ora, fa parte di un sogno più grande, di un desiderio più vero di una semplice fuga all’Equatore; che non possiamo tacere e tenere gli occhi bassi nel cammino, ma alzare lo sguardo, sorridere all’amico e prenderlo per mano (Gesù li mandò “due a due”…); che non è opportuno sottolineare la propria identità culturale (“io sono!”), ma di aprire le porte alla diversità, che è sempre occasione di arricchimento!

Dopodiché, inscenare un frammento di vita quotidiana relativa a cinque fasce di età – da quelle vissute sulla propria pelle, come fanciullezza e adolescenza, a quelle lontanamente immaginate, come adultità, pensione o vecchiaia – ci ha esortato a descrivere in modo simbolico cosa ci portiamo dalle età vissute, cosa vediamo in chi le vive ora, al posto nostro, cosa sogniamo (o rimproveriamo) della maturità, e cosa ci spaventa di quel crocevia supremo tra la vita e l’aldilà. Fanciulli che vivono il conflitto tra la gioia del gioco come esperienza di comunità e il dovere dei compiti; un gruppo di ragazzi che balla sul filo del rasoio di un’età complicata in cui mancano sempre più punti di riferimento; un professore che vive il dissidio tra il trionfo di ciò che ha ottenuto e i rimpianti e un matrimonio vissuto dal punto di vista di un seminarista confuso tra il vuoto attivismo dei celebranti e una coppia di sposi indifferenti dei loro sentimenti; uno scambio di messaggi tra tre sacerdoti anziani che, in un crescendo di ottimismo, si sentono ancora carichi per dare il loro discreto e mai invadente contributo per le nuove generazioni; e il buio al quale si sentono esposti un nonno e una nonna le cui vite sono al crepuscolo. Ogni età lotta nel suo discernimento, palese o latente che sia.

Il secondo giorno è stato scandito dal brano delle tentazioni di Cristo, affrontato da due sottogruppi, che anche stavolta si sono cimentati in una drammatizzazione del racconto… quanto è complicato per noi cristiani vestire i panni del malvagio e sibillino Satana, e quanto è ancora più difficile vedersi nel Signore, così saldo nella Parola e determinato nell’adempiere la sua missione… lì mi sono reso conto di quanto sia fragile e incostante la natura umana. “Un discepolo non è più grande del maestro”! (Mt 10.24)

Così, restando nel tema, ci siamo soffermati su delle tentazioni particolari, per trasporre nel nostro presente come quelle parole siano attuali, e come sia frequente il trovarsi nel labirinto dove i muri sono fatti dei pesanti mattoni delle tentazioni, delle paure, delle debolezze, dei rimorsi e di ogni altro tormento che induce l’anima a gettarsi dal pinnacolo… abbiamo, anche se con la punta della lingua, assaggiato ciò che avvelena il discernimento.

Tante tonalità si sono susseguite, dunque nel nostro laboratorio, che, seppur nella sua semplicità, ha dato spazio per noi di esprimerci, creativamente, e lasciarci – con uno sketch, una battuta, o un foglio incollato sul cartellone – un messaggio che, mi auguro, possa restare stampato nella memoria di ciascuno per muovere i prossimi passi nella crescita. Lo scopo dell’iniziativa è stato quello di lasciare domande, più che risposte, poiché sono le domande, fatte di mistero e curiosità, dolci o indiscrete che siano, a muovere ogni cosa.

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