Giovedì 19 dicembre si è svolta l’ultima celebrazione eucaristica intercomunitaria dell’anno prima delle feste di Natale. La messa è stata presieduta da padre Franco. Il passo del Vangelo (Lc 1,5-25) ha richiamato l’evento della nascita di Giovanni Battista e sulla scia della frase che accompagna il nostro anno formativo (Qualsiasi cosa vi dica fatela) sull’esempio di Maria discepola e missionaria annunciatrice della Parola che ha ascoltato, padre Franco all’inizio dell’omelia ci ha posto una domanda:
Cosa il Signore ci dice di fare?
Il Verbo decide di arrivare in mezzo a noi in maniera inattesa, quasi sconcertante. Dinanzi a noi dovremmo contemplare il Dio della storia che si è fatto infans, bambino. Dio si manifesta in modalità che non sono le nostre. Un esempio lampante è quello di Zaccaria. Zaccaria all’annuncio dell’angelo si ammutolisce e non parla. Il rischio dell’afasia è presente nel nostro tempo quando non abbiamo più nulla da dire. Il rischio dell’afasia, della paura, della codardia ce lo ammonì anche papa Benedetto XVI nell’omelia dell’inizio del suo ministero (24/04/2005) quando disse:
«Pregate per me perché io non fugga dinanzi ai lupi»
Egli si rendeva ben conto che il corpo della chiesa certe volte può essere un corpo deforme e quindi chiedeva di pregare gli uni gli altri affinché potessimo imparare a portarci gli uni gli altri. Il papa in un certo qual modo ci incitava a non avere uno sguardo troppo amichevole sui peccati della Chiesa e sui peccati sociali. A fare da contrappunto all’afasia di Zaccaria c’è il figlio, il Battista, che è la voce prestata alla Parola, è l’eco della Parola. Egli è stato capace a non aver paura del potere ad essere fedele alla causa del Vangelo non tanto nel giudicare gli altri ma nel cambiare vita, nella conversione. Lui ha cercato di convincere che l’ingiustizia, la corruzione, l’indifferenza, l’egoismo e i problemi di ogni genere che generano esclusi e scartati non sono solo colpe degli altri ma anche in primo luogo le nostre. Quello del Battista era un invito a cambiare vita e il suo per così dire “successo” è legato al fatto che egli predicava ciò che praticava. Come ricorda san Francesco nella “Regola non Bollata” (1221):
«Predicate sempre il Vangelo, e se fosse necessario anche con le parole»
Gesù cosa ci vuole dire attraverso il Battista? L’evangelista usa due volte in questo passo il verbo condurre. Come Giovanni Battista ha preparato la strada al Signore anche noi siamo chiamati a preparare strade che conducono a Cristo, a non essere ostacolo tra quanti lo cercano o non lo cercano in mezzo ad un’umanità che cerca precursori, sentinelle.
Il rettore infine ci ha invitati in queste vacanze di Natale a trovare nuove strade per il primo annuncio, come fa per esempio Nuovi Orizzonti (associazione con la quale il triennio già si è confronta in un laboratorio pomeridiano e nelle esperienze degli stage formativi). Cercare di rivolgerci alle persone che non sentono il desiderio del Vangelo tra vecchi compagni, parenti o anche persone non ancora conosciute, che non stanno nel nostro giro. Cercare di privilegiare il faccia a faccia, la parresia piuttosto che mandare gli auguri tramite un messaggio col cellulare ma se è necessario che gli auguri siano personalizzati perché chi è lontano o si è allontanato dalla Chiesa possa chissà in qualche modo interrogarsi, potrebbe darci l’occasione di dire perché per noi Gesù è il salvatore della nostra vita. La nostra missione come quella di Giovanni è quella di condurre e ricondurre alla Chiesa i dispersi e i lontani a causa della stessa Chiesa, dei suoi scandali, delle delusioni provocate, dell’indifferenza.
Dopo la celebrazione eucaristica la comunità di seminario ha assaporato un assaggio del Natale nel refettorio