Giorno mercoledì 30 ottobre 2019, ha celebrato con la comunità del seminario, mons. Gennaro Pascarella, Vescovo di Pozzuoli. Ricordandoci le parole della Lettera apostolica Mane nobiscum Domine (7 ottobre 2004) di San Giovanni Paolo II ci ha illustrato come «l’Eucaristia è “sorgente dell’unità ecclesiale” e sua “massima manifestazione”. È “epifania di comunione”. È “comunione fraterna” (n.21)». Ci ha esortato ad attingere dall’Eucarestia il dono della comunione fraterna. E ancora come scriveva Tertulliano: “Guardate come si amano! Si amano sulla misura del loro Maestro: sono pronti a dare la vita l’uno per l’altro!”.
Per amare bisogna passare per la porta stretta (cfr. Vangelo: Lc1-3;22-30) – ci dice oggi il Vangelo. La salvezza non è un fatto scontato per nessuno. La porta è stretta, ma è aperta a tutti, ma non per sempre; non c’è tempo da perdere, bisogna affrettarsi per entrare; ha sottolineato il Vescovo Gennaro. E ricollegandosi al Vangelo della settimana scorsa sulla parabola del fariseo e del pubblicano ha ribadito che se l’io è ingigantito, gonfiato di orgoglio, di superbia, di auto sufficienza, non potrà passare per la porta stretta della salvezza; bisogna quindi imitare il pubblicano, consapevole della sua miseria, egli si sente piccolo e può entrare per la porta stretta. Oltre la porta c’è Qualcuno pronto ad abbracciarlo, a perdonarlo come il padre fa con il figlio prodigo.
Il Vescovo ci ha ricordato che il Signore dice anche a noi che “non importa sapere quanti sono quelli che si salvano; importa fare di tutto per essere in questo gruppo!”. Non è scontato entrare e bisogna essere pronti. L’essere stati nel “gruppo dei fedelissimi” non “dà una posizione di vantaggio: ‘vi sono primi che saranno ultimi’”.
Infine ha concluso esortandoci a varcare sempre di nuovo la porta della fede riprendendo le parole del Papa Francesco nella Christus Vivit: di lasciare che Egli entri nella nostra vita e ci doni la sua vita che è eterna. Lasciamoci da Lui salvare, «perché coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. E se pecchi e ti allontani, Egli di nuovo ti rialza con il potere della Croce. Non dimenticare mai che Egli perdona settanta volte sette. Torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l’altra. Nessuno può toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia».
«O alma Madre del Redentore,
porta sempre aperta del cielo e stella del mare,
soccorri il tuo popolo, che cade, ma pur anela a risorgere.
Tu che hai generato, nello stupore di tutto il creato, il tuo santo Genitore!».