Oggi la celebrazione eucaristica del giovedì è stata presieduta da don Bartolo Puca, animatore della comunità di terzo anno. Nell’omelia trattata il sottofondo tematico che ha esposto don Bartolo è stato il non ascolto che genera l’inautenticità delle relazioni. Nella prima lettura il profeta Geremia denuncia che l’unico comandamento è l’ascolto e quindi di rendere docile il cuore alle azioni dello Spirito. Ma l’uomo fin dai tempi antichi ha risposto alle promesse di Dio, antiche e sempre nuove con l’infedeltà. Tutto questo comporta a lungo andare l’indurimento del cuore. Ma chi non ascolta non sa neppure parlare. L’evangelista Luca, infatti, in modo abbastanza ironico delinea in modo drammatico tutto ciò. Il cuore muto è la diretta conseguenza del non ascolto. Lo spirito muto non ci fa parlare e quindi non ci fa dire neanche quell’unica parola che serve a riconoscerci figli. Se non si ascolta Dio, considerandolo come se non ci fosse, non riusciamo a pronunciare la parola “padre”. Allora il Cristo, il figlio di Dio interviene ma il popolo trova un modo per infamarlo e sminuirlo e prova l’estrema ratio: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni» (Lc 11,15). È una calunnia a tutti gli effetti. Purtroppo lo spirito cattivo della natura umana non è nient’altro che la paura di vedere Dio non come padre ma come padrone. Questo ci porta a vivere relazioni inautentiche. Ma allora qual è lo spirito muto della nostra vita? Sono quelle paure che non ci fanno stare in una relazione autentica con Dio e ci fanno usare scorciatoie. È dalla paura, allora, che viene la calunnia. Ma Gesù li smaschera con degli esempi: «Ogni regno diviso in sé stesso va in rovina e una casa cade sull’altra (Lc 11,17), Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? (Lc 11,19)». L’inautentico e l’autentico non possono stare insieme. La calunnia e il modo sbagliato d’interpretare eventi e situazioni nascono dall’inautenticità delle relazioni. Don Bartolo ha finito l’omelia rivolgendo a noi una domanda:Tutto questo ci deve interrogare nel dirci: «Ma io da che parte sto? Vivo liberamente l’autenticità delle relazioni stando con Gesù o sto nell’inautenticità, nelle storielle che ci raccontiamo finendo per crederle veramente e che poi raccontiamo agli altri?»
