Giovedì 7 febbraio don Ettore Franco ha presieduto la nostra consueta celebrazione eucaristica intercomunitaria. Don Ettore ha introdotto l’omelia considerando due movimenti importanti che la prima lettura (Eb 12,18-19.21-24) ha proposto:
• “Fratelli, voi non vi siete avvicinati…” (in riferimento agli ebrei che non hanno accettato il Cristo)
• “Voi invece vi siete accostati al monte Sion…” (quelli che hanno fatto esperienza di Cristo)
Questi non sono nient’altro che la sintesi dei movimenti interiori della nostra vita cristiana. Ci sono momenti in cui possiamo essere atterriti da brutte notizie da dire quello “che Mosè disse: Io ho paura e tremo” (Eb 12, 21b). Da farci porre la domanda: “Ma dov’è il Signore in tutto questo?”
Poi c’è il momento in cui ci sentiamo vicino a Gesù e quindi arriva il momento di gioire, grazie alle piccole o grandi cose belle che accadono nel quotidiano. Per esempio come non meravigliarsi e stupirsi dell’incontro tra papa Francesco e il grande imam di Al-Azhar. Sono piccoli segni che danno speranza, dove facciamo esperienza che veramente tutto il sangue versato dai giusti è redento dal sangue purificatore, che è più eloquente di quello di Abele. (Eb 12, 24). Don Ettore ha esortato noi in particolare che abbiamo intrapreso nella quotidianità della nostra esistenza un cammino di discernimento che sappia guardare sempre più in profondità noi stessi per gridare a gran voce al mondo:
“La tua santa montagna, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra.” (Sal 47)
È nell’esperienza quotidiana tra vita e morte, tra benevolenze e malevolenza che possiamo fare esperienza della Misericordia, così che la destra piena di giustizia ci faccia stare in piedi per camminare con le nostre gambe. Non dobbiamo dimenticarci, infatti, che Gesù ci manda. Con noi non dobbiamo portare niente, nessun segno distintivo perché dovremmo avercelo scritto in faccia quello che facciamo e chi portiamo con noi. Portiamo con noi quel Dio che non ci lascia mai, neanche nelle difficoltà e nelle ingiustizie perché il suo sangue ci ha redenti. Dobbiamo avere lo stile di vita di coloro che non hanno niente neanche a tavola per riuscire ad ascoltare il sangue dei giusti che grida giustizia e portare così a tutti loro quel Gesù che salva. Don Ettore ha concluso dicendo che questo è lo stile dei pescatori di uomini di cui parlava il Cristo.