Giovedì 31 gennaio la comunità di seminario ha celebrato la messa intercomunitaria presieduta da padre Jean Paul Hernandez. Padre Jean Paul ha introdotto l’omelia facendo una breve puntualizzazione sull’ambientazione del vangelo (Mc 4,21-25) dove appena dopo è situata la parabola del seminatore ponendo una domanda iniziale:
Qual è il filo che qui l’autore del vangelo ha voluto costruire? Forse il tema è ciò che abbiamo in segreto nel cuore che poi si manifesta.
La metafora stessa del seme è qualcosa di chiuso, interno, sottoterra, invisibile che poi piano piano si manifesta. Il seme non può tradire perché arriverà il giorno di manifestare ciò che è. Arriverà il tempo di rivelare ciò che c’è nel seme. Fondamentalmente nella vita non si può mentire perché la vita ci spoglia. Dobbiamo solo far fiorire ciò che nel profondo è stato seminato. Allora la lampada facciamola vedere perché il nascondere è dire sempre di no alla vita. La vita è una lenta epifania della presenza di Dio nel nostro cuore.
“Una volta che hai capito che nella vita devi manifestare te stesso sempre perché sai che il tuo corpo, la tua parola o qualche fattore esterno ti tradirà solo allora dobbiamo fare attenzione ad ascoltarci dentro.”
Facciamo attenzione a quello che ascoltiamo nel nostro cuore perché la manifestazione di noi stessi non è già decisa, non siamo predestinati. Il cuore è la sede della decisione e quindi siamo noi che decidiamo quale voce dobbiamo ascoltare nel nostro cuore ed è quello che pian piano si manifesterà nella vita. Lì dove c’è qualcosa di buono nel nostro cuore, lì dove c’è pienezza al nostro desiderio più profondo ebbene proprio lì bisogna ascoltare quello che sant’Ignazio chiama consolazione.
“Perché lì è sicuro che qualcosa sta sbocciando e allora bisogna seguire lo sbocciare del fiore che è Dio che si manifesta che si fa luce e, invece, lì dove non c’è niente e c’è solo deserto se non è coltivato, addirittura, ci sarà tolto.”
Saremo liberati da quella sterilità che è presente dentro il nostro cuore. Per riconoscere il cammino del Signore nella nostra vita dobbiamo riconoscere le grandi consolazioni perché è lì che il Signore ha già indicato una traccia, un cammino. Il Signore nel giorno che ha toccato il nostro cuore, proprio lì, ci ha detto tutto. Padre Jean Paul ci ha ricordato che un vecchio monaco gli disse: “Tutta la mia vita non è nient’altro che fedeltà a un solo momento dell’adolescenza in cui ho sentito la presenza del Signore, la sua fecondità, la sua tenerezza. Da allora non l’ho più sentito”. Ogni volta che ritorniamo ai momenti di luce della nostra esistenza si riscopre qualcosa, qualche aspetto che ancora non conosciamo. Lì dove il Signore ha toccato il nostro cuore allora, lì ci sarà dato di più.