“FISSANDO LO SGUARDO…” – RITIRO DI AVVENTO guidato da padre Beniamino Depalma C.M., vescovo emerito di Nola.

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“FISSANDO LO SGUARDO…” – RITIRO DI AVVENTO guidato da padre Beniamino Depalma C.M., vescovo emerito di Nola.

 

Tra venerdì 14 e sabato 15 dicembre la comunità di seminario ha vissuto il ritiro di Avvento guidato da Sua Ecc. Mons. Beniamino Depalma C.M., vescovo emerito di Nola. L’intento di padre Beniamino è stato un delineare passo dopo passo la grammatica dell’incontro mettendo al centro della relazione con il Signore il fissare lo sguardo. Riprendendo il passo di Giovanni 1,29-44 padre Beniamino ci ha introdotti nella preghiera dicendo:

“Da come si è guardati e poi da come si guarda dipende la qualità della nostra vita. Bisogna lasciarsi guardare per poi guardare con amore, con simpatia (patendo insieme), con compassione gli altri. Come si può fare tutto ciò senza aver fatto esperienza del Suo sguardo?”

 

[su_spoiler title=”Il cristianesimo è incontro ” icon=”chevron”]Un incontro che ti cambia la vita e lo si incontra tutti i giorni perché altrimenti non lo si incontra mai. Il desiderio dell’incontro richiede una mancanza e avviene solo se abbiamo un cuore di navigatori, un cuore di fuoco. L’incontro è possibile solo se si ha il coraggio di dire “ho bisogno”. L’incontro inevitabilmente ci fa innamorare e ci fa perdere la testa per Gesù. Bisogna fare indigestione di Gesù Cristo (frase usata dal padre spirituale di don Lorenzo Milani nel raccontare la sua vita). Giovanni Battista una volta incontrato l’Agnello non seduce i suoi discepoli li lascia andare, li lascia per accompagnarli all’incontro col Cristo. È il compito di noi Chiesa oggi, come ha fatto anche Andrea fratello di Simone. Il compito di Andrea, il primo chiamato è stato quello di portare Pietro all’incontro col Signore. Qui è Gesù che fissa lo sguardo su Pietro, uno sguardo che sa leggere il cuore, fa verità, aiuta Simone figlio di Giovanni, a scoprire la sua verità, lo mette a nudo. Gesù quando ci guarda è come se ci domandasse: “Tu perché vivi?”. Gesù gli cambia il nome in Pietro ed in questo nuovo nome che dà la risposta vocazionale alla sua vita. Pietro però qualche volta perde il controllo e vuole mettersi dinanzi al Maestro (Mt 16,22). Dobbiamo fare attenzione alle pretese di arroganza. Prima lo facciamo salire sulla barca della nostra vita (Lc 5, 2) e poi per paura di non poter controllare e gestire la nostra esistenza ci facciamo mancare quel coraggio, quel pizzico di incoscienza che fa aumentare la fiducia in lui e che ci fa prendere il largo e gettare le reti. Pietro quando pensa di testa sua crollerà e sarà un disastro. Lo porterà a tradire il Signore. Questo perché Pietro come noi ha mangiato il pane della debolezza, ma la sua fortuna è che non ha mai dimenticato lo sguardo iniziale. Mons. Depalma ha ribadito che chi non sperimenta un tunnel buio nella vita, resta infantile rimane nella bambagia. Come dice Simone Weil:“Il magistero del primo papa è stato il magistero delle lacrime”. La Chiesa non è una comunità di preti ma di amanti. I preti funzionali sono il simbolo della mediocrità. Gesù è venuto per salvarci. Salviamo il Natale perché il Natale salvi la nostra umanità dice Turoldo. Il Natale ci salva da una vita cosificante. La sua presenza vera ci salva dalla malattia della mondanità. La mondanità è la pretesa di noi cristiani di gestire la salvezza. Si giunge al peccato dell’autoreferenzialità se non ci lasciamo fissare da Lui.[/su_spoiler]

[su_spoiler title=”Il cristianesimo è sentirsi amati” icon=”chevron”]Sabato mattina dopo le lodi, a conclusione dell’adorazione notturna, padre Beniamino ha introdotto gli spunti di preghiera riprendendo il discorso del Natale del 1971 di Paolo VI: «C’è stato da parte di Dio uno sforzo di inabissarsi, di sprofondarsi dentro di noi, perché ciascuno, dico ciascuno di voi, possa dargli del tu, possa avere confidenza, possa avvicinarlo, possa sentirsi da Lui pensato, da Lui amato … da Lui amato». Padre Beniamino ci ha delineato le quattro ossessioni contrarie alla Sequela che Gesù guarisce in noi solo se ci sentiamo amati da Lui, solo se abbiamo il coraggio di cambiare. Perché la Sequela è una potatura, è un’opera di scultura. Noi siamo marmo grezzo dal quale sono tolte tutte le cose che diventano spazzatura rispetto alla conoscenza di Cristo che ci cambia col suo sguardo.

1. Calcolarci la vita

Mt 19,26: “Gesù li guardò e disse…”. Gesù ci libera dalla tentazione di essere noi a gestire la nostra vita. Il giovane ricco vuole costruirsi la salvezza. Non sa che la Sequela non vuole contagocce ma la totalità del cuore. Un cuore a metà che cerca surrogati crea solo una vita infelice e appassita. Chi ha scoperto il suo sguardo lascia tutto perché ha trovato la perla preziosa. La felicità non la costruiamo ma la riceviamo in dono.

2. Ridurci a mera osservanza di norme

Mc 10,21: “Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò…”. Gesù ci libera da una vita preoccupata soltanto nell’osservare norme, regole, discipline canoniche o ordinamenti esterni. Gesù ci dice di investire sull’Amore. Non ti salvi perché hai obbedito a delle norme ma perché hai investito la tua vita nell’amore e nelle relazioni di cuore.

3. La paura di compromettersi

Mc 14,67: “vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia…”. Vivere in una doppia verità e il non compromettersi pensando di stare a galla e di salvarsi in questo modo non ci fa vivere a pieno la vita. A Cristo o si dice “si” o “no”. Chi segue Cristo non può scendere a compromessi. Ne va della bellezza della nostra esistenza. Specialmente nei momenti bui della nostra vita non dobbiamo lasciarci spezzare e non dobbiamo neanche cercare di rimanere a galla. Dobbiamo scegliere solo Lui.

4. L’incoerenza

Lc 20,17: “Egli fissò lo sguardo su di loro…”. L’incoerenza è il non essere in grado di far passare la Parola nella vita. È una dicotomia. Dio è venuto per rinnovare la nostra esistenza nella vita di tutti i giorni. La Parola non va ascoltata solo per gusto religioso. Come recita il salmo 27 “se tu non mi parli, io sono come chi scende nella fossa”, perché senza la Parola non si vive. [/su_spoiler]

Padre Beniamino ci ha fatto comprendere  pienamente cosa significa incamminarsi sulle orme di Gesù. La Sequela deve portarci alla santità e la santità non ammette mezze misure, piccoli accorgimenti e furbizie che a lungo andare atrofizzano il cuore . Nella vita o si è chiamati ad essere santi o si è uno scherzo, una caricatura, un essere mal riuscito. Bisogna essere gioiosi e vivere a pieno una coscienza presbiterale nella persona di Gesù Cristo, vero Dio ma anche vero uomo. Infatti una Chiesa senza uomo ha creato un uomo senza Chiesa. Durante l’omelia della messa di fine ritiro padre Beniamino ci ha esortati a svegliarci e a liberarci dal torpore dello sguardo. Ha concluso: “Oggi abbiamo bisogno di qualcuno che venga a svegliare l’umano[…] Ma siamo in grado di capire che Gesù Cristo è in mezzo a noi? […] Siamo gente che attende? In questi giorni di preparazione al Natale facciamo entrare il mistero di Cristo nella nostra vita”.

 

 

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