In questi giorni la comunità di seminario sta vivendo la visita di padre Gianfranco Matarazzo sj, provinciale della provincia Euro – Mediterranea della compagnia di Gesù. Durante la Celebrazione Eucaristica intercomunitaria di giovedì 6 dicembre nella memoria di san Nicola ha iniziato l’omelia ponendoci alcune domande:
Su cosa costruiamo il nostro cammino? Su quale fondamento stiamo costruendo il cammino verso il sacerdozio? Questo fondamento è adeguato?
Il vangelo del giorno (Mt 7,21. 24-27), ha continuato padre Matarazzo, non ci dice quale fondamento sia giusto o sbagliato, intelligente o stupido. Gesù parla a persone che inevitabilmente sanno che nessuno costruirebbe una casa su fondamenta fragili. Anche noi dovremmo avere questa consapevolezza, specialmente noi che stiamo costruendo un cammino così importante non vorremmo vedere cadere ciò che abbiamo costruito e pure col tempo alcuni cammini si mostreranno solidi e altri no.
E quindi cosa fa la differenza?
Nel cammino solido è auspicabile che ci sia lo studio. Se qualcuno di noi dicesse di voler pregare di più levando tempo allo studio non è credibile. È auspicabile che ci sia una proposta formativa più ampia come attività apostoliche, direzioni spirituali e altri sessioni formative. Nel cammino solido è auspicabile che ci sia la preghiera. La preghiera è alimentare il rapporto personale con il Signore è ciò alimenta tutti gli aspetti della nostra vita. È una modalità che ci permette di esplorare le nostre zone d’ombra e quindi di metterci in discussione. Non solo, ma siamo chiamati ad approfondire la spiritualità ignaziana e a testimoniare il dono meraviglioso della fede cristiana. In un cammino solido è auspicabile che ci sia la comunità. Non ci si mette mai in cammino da soli ma lo si fa non con quelli che ci scegliamo m con quelli che il Signore ci dona così come sono. Infine in un cammino solido è auspicabile che ci sia l’amore per la Chiesa anche in questo momento così difficile.
Se questi ingredienti però li sacrifichiamo scendendo a compromessi e rimanendo così in superficie le fondamenta diventano fragili
Tutto questo avviene in una maniera molto sottile ed elegante. Avviene con ragionamenti, autogiustificazioni che sono come delle spine e ne possono essere parecchie:
“Beh un po’ di doppia vita si può accettare tanto non metto in discussione il mio cammino” oppure “Si la preghiera è importante ma non è necessaria ripeterla tutti i giorni agli stessi orari”, “Non sempre c’è bisogno di dire tutto al padre spirituale, che senso ha”, “Si la comunità è importante ma che problema c’è se parlo sempre con le persone con cui mi trovo di più?”.
Con questi presupposti pioggia, fiumi e venti della vita un domani ci metteranno in serie difficoltà, distruggendo delle fondamenta irrisorie. Padre Gianfranco Matarazzo, infine, ha concluso esortandoci di considerare il tempo di avvento come un’occasione per mettere un mattoncino solido al nostro cammino.