La comunità di seminario tra il 10 e l’11 maggio ha vissuto il ritiro del tempo di Pasqua guidato da suor Laura Invernizzi, consacrata delle “Ausiliarie Diocesane” della Chiesa Ambriosana nonché docente presso l’università Cattolica di Milano e presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Il tema del ritiro è stato il binomio apparenza-autenticità, due modalità che possono caratterizzare i nostri rapporti di comunità o col Signore. Nei primi spunti del ritiro di giovedì sera, suor Laura ci ha dato come suggerimento per la preghiera il capitolo 12 del Vangelo di Marco. Nello specifico il passo della vedova al tempio. Qui Marco ci presenta la scena come se le telecamere della scena stessero sulle spalle di Gesù. La vedova getta due monetine che fanno un soldo. Sono due, quindi sono divisibile ma ne dona entrambi ed
“…era tutto quanto aveva per vivere.” (Mt 12,44)
Non ne getta uno, come potrebbe fare una persona che pensa anche ai propri conti personali. Dinanzi al Signore non bisogna fare i calcoli per garantire l’apparente autenticità di un dono. È l’ansia di apparire, infatti che ci toglie la possibilità della relazione con Lui. Negli spunti della mattinata del giorno successivo, suor Laura ha fatto riferimento al discorso della montagna del Vangelo di Matteo spostando il binomio apparenza-autenticità nella comunità ecclesiale. È la comunità dei fratelli sotto lo sguardo del Padre. Il termine “Padre” è ripetuto 10 volte, “Padre tuo” 5 volte, “Padre vostro” 4 volte. Con Gesù il Padre diventa “Padre nostro”. È in Gesù che si diventa figli del Padre. La relazione col Padre deve essere autentica nel digiuno, nella preghiera e nel dono ai fratelli come l’elemosina.
“Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,16)
La frase può sembrare un controsenso. Mostrarsi davanti agli uomini non nel senso dell’apparire. La luce viene emanata solo se dalle opere traspare la perfezione dell’amore di Dio. La chiave di tutto questo è la testimonianza.
“…e tenuta per sé, d’accordo con la moglie, una parte del ricavato, consegnò l’altra parte…” (At 5, 2)
Come ’ultimo suggerimento per la preghiera suor Laura ci ha presentato un passo tra il capitolo quarto e quinto degli atti degli apostoli. Si fa riferimento di nuovo al dono. Qui ci sono due esempi: quello di Barnaba e quello di Anania e Saffira. In tutte e due i casi i personaggi vendono un campo per donare il ricavato agli apostoli. Questo gesto è fatto in piena libertà. Anania e Saffira, però, trattengono una parte del ricavato non consegnando tutto. La frode sta nel fatto che volevano far credere di aver donato tutto il ricavato. Per far credere ciò, addirittura, rispondono mentendo alle domande di Pietro. Alcune volte si sceglie la menzogna, la falsità per mostrarci autentici e per dimostrare dinanzi agli uomini di aver donato tutto noi stessi. Così si sceglie la doppiezza del cuore e questa è una malattia diabolica. La scelta della parresia non è semplice. L’autenticità richiede di per sé il saper riconoscere quanto possiamo donare in modo autentico. Significa riappacificarci con quel che siamo e su quel che possiamo fare. Fare verità con noi stessi è il primo passo verso l’unità del cuore. Il peccato sta nel fingere una donazione totale. Anania e la moglie muoiono perché con il loro gesto complice, che sembra li faccia sentire più uniti, si escludono dalla comunità che rappresenta la vita e Anania va contro ciò che è. Il suo nome significa “Dio è grazioso” oppure “predizione o rivelazione del Signore”. Ma non ha dimostrato per niente il progetto che il Signore aveva per lui.
“Consegnò il ricavato deponendolo ai piedi degli apostoli.” (At 4,37)
Barnaba, invece, porta tutto ai piedi degli apostoli e non sceglie l’apparenza ma l’autenticità. Non dipende dalla quantità di denaro, se sceglie di dare metà ricavato o tutto. Lui da veramente quel che dice di dare. Riesce a fare questo perché la sua mentalità non è quella del tornaconto personale ma di un tornaconto più allargato. Barnaba condivide ciò che ha con la comunità. Non ha in cuor suo il sentimento del donare nel senso del perdere qualcosa, ma concepisce il dono come il mettere quel qualcosa che si ha a disposizione per i fratelli, che sono i suoi fratelli.
Questo ritiro, insomma, ci ha dato la possibilità non solo di capire ma anche di vivere in modo sempre più autentico il tema di quest’anno del seminario: “Tra voi non è così” (Mc 10, 43).